Sono una donna e viaggio sola
Ovvero, perché sono stufa di sentire i soliti commenti
Sono passati anni dal mio primo viaggio in solitaria e ancora oggi mi viene chiesto: “ma non hai paura di andartene in giro da sola senza un uomo?”
Ciao, sono Alessandra. Viaggio a tempo pieno (spesso sola) e scrivo di viaggi lenti. Iscriviti gratuitamente per goderti i miei post da leggere con calma, prendendosi del tempo per se stessi in questo mondo frenetico.
La domanda non cambia neanche quando, d’estate, si unisce a me la mia amica Alessia. Solo per menzionare una delle tante volte che abbiamo sentito tale sciocchezza è stato alla Biennale di Venezia nel padiglione dell’Azerbaijan. Eravamo io, lei e il suo ragazzo e stavamo discutendo su qualcosa che riguardava la politica del paese caucasico.
Un signore di mezza età ci si è avvicinato sorridendo: “non sapevo neanche dove si trovasse l’Azerbaijan e voi ne parlate come se lo conosceste!”
Una delle due, non ricordo chi, gli risponde: “Ci stiamo informando perché il mese prossimo ci andremo in viaggio.”
“Come? Deve essere un posto pericoloso!” commenta con ignoranza, “ma questo baldo giovane vi proteggerà.”
“No, io non vado. Partono solo loro due” risponde il ragazzo di Alessia lasciando l’uomo sgomento.
“Mi pare che abbiamo due braccia e due gambe a testa, perché pensa che non potremo farcela senza un uomo?” lo riprendo piccata e alquanto acida.
Commenti del genere o anche molto peggiori sono all’ordine del giorno per una donna che viaggia sola o al massimo con un’amica, eppure non riesco ad abituarmici. Perché mai alcune persone si sentono in diritto di mettere in discussione la nostra intelligenza? Vagabondando qui e lì con il mio zaino ho scoperto che le donne in viaggio sole sono tantissime e che i momenti poco piacevoli capitano a noi tanto quanto agli uomini.
Ognuna di noi viaggia sola per motivi diversi – o forse in fondo proviamo tutte quel fuoco che ci spinge a uscire fuori dagli schemi e a vivere la vita che ci meritiamo. Potrei dire che lo faccio perché ciò che voglio da questa breve esistenza è esplorare luoghi e persone e scriverne e non sarei felice se vivessi in un altro modo, un modo che gli altri mi hanno imposto. Potrei addirittura chiudere l’articolo qui, perché questa è l’unica ragione valida per cui prendo zaino, quaderno e penna e me ne vado, però vorrei anche illustrare i vantaggi di questa decisione.
Libertà personale
Viaggiare da sola significa partire e tornare quando mi va. A essere onesta, preferisco i viaggi condivisi con una persona con gusti affini, eppure non sempre l’altro ha la stessa flessibilità che ho io. Lavorando da remoto come freelance posso aprire il PC e cercare il volo o il treno che più mi conviene per il luogo che più mi interessa, senza compromessi. Se un lunedì qualsiasi di fine gennaio voglio andarmene a vedere l’aurora boreale in Lapponia, lo faccio anche se chi mi sta intorno ha già usato le proprie ferie a Natale.
Se un martedì di ottobre ho voglia di andare a surfare sull’Altlantico, non me ne rimango a casa solo perché non ho nessuno che venga con me.
Mi piace avere la possibilità di poter mettere piede su un aereo fra due ore, se mi va, e non intendo farmi fermare dalla paura della solitudine o di un presunto pericolo.
Autonomia e indipendenza
Viaggiare da sola è una palestra continua di autonomia e indipendenza che si riflette anche nei momenti di sedentarietà. Ogni decisione, dall’itinerario a cosa mangiare, dipende unicamente da me. Se alcune scelte sono molto facili, per superare altri ostacoli devo affinare la mente.
Una volta ho viaggiato per circa 20 ore fino in Cina, solo per scoprire che la stanza che avevo prenotato era già stata data via. Ero stanchissima, senza scheda sim cinese, con pochi yuan in tasca e senza sapere dove andare.
Un’altra Google Maps aveva deciso di abbandonarmi e mi sono persa tra le vie di Istanbul alle due di notte, da sola.
Una notte, a causa della guerra in Ucraina, sono rimasta mia malgrado bloccata in una città polacca con uno sconosciuto che non aveva buone intenzioni.
Un pomeriggio un autobus albanese che pensavo fosse diretto a Valona mi ha fatto scendere nel mezzo del nulla a trenta chilometri dal porto.
Viaggiando c’è sempre la possibilità di incappare in qualche disavventura, più o meno pericolosa. A quel punto, quando sono sola, ho come la sensazione che il mio sangue si raffreddi, il cervello sia lucidissimo, in grado di calcolare in fretta e con precisione, gli occhi e le orecchie si aprono e mandano stimoli. È un’abilità che ho acquisito in situazioni spiacevoli, eppure oggi mi sento più forte e sicura di me.
Viaggiare sola mi ha insegnato che posso contare su me stessa, anche nelle situazioni più imprevedibili, e questa consapevolezza si è riflessa anche nella mia vita sedentaria.
Oppure, ho solo un angelo custode con le contropalle.
Tempo per riflettere
Non serve un genio per capire che, scegliendo di passare del tempo in solitudine, si hanno maggiori opportunità di riflessione. All'inizio, stare da soli con se stessi può sembrare frustrante, specie se non ci si conosce a fondo. La noia è solo il male minore; il vero terrore arriva quando i pensieri, di solito soppressi dalle occupazioni quotidiane e dalle aspettative sociali, emergono non appena ci allontaniamo dalla routine.
Essere soli con noi stessi significa non dover più soddisfare le aspettative altrui, che si tratti di inseguire una carriera ritenuta "socialmente accettabile" o di forzarsi ad andare a cena con persone con cui non abbiamo nulla in comune, solo "perché si fa così". Viaggiare senza nessun altro è un confronto diretto con la propria natura, un'opportunità per capire cosa desideriamo per essere felici, ma anche per mettere in luce le nostre debolezze.
Scoprire, all'improvviso, che alcuni aspetti di noi stessi ci risultano addirittura sgradevoli non è affatto piacevole. Il viaggio in solitaria ci costringe a fare i conti con i nostri difetti, senza poterli nascondere dietro le parole o le convenzioni sociali. Anche se questo ci fa sentire a disagio, il semplice fatto di vivere in consapevolezza, accettando i nostri lati positivi e quelli meno luminosi, non può che portare benefici in ogni aspetto della vita e nelle nostre relazioni.
La noia
Quando non si hanno incombenze sociali da rispettare, il tempo si espande.
Voglio anche sottolineare che viaggiare in solitaria non significa essere soli: nei mezzi di trasporto, negli ostelli, in giro si fanno sempre nuove conoscenze o addirittura si creano nuove amicizie. Durante i miei viaggi ho conosciuto un sacco di persone con cui sono andata a zonzo e con qualcuno sono ancora in contatto. Tuttavia i momenti di totale solitudine sono ineluttabili, soprattutto durante gli spostamenti. E lì può sopraggiungere la noia, spesso vista come una sensazione negativa, qualcosa da evitare a tutti i costi. Ma in realtà, è una delle esperienze più profonde e significative che possiamo vivere. Quando siamo soli, lontani dai rumori e dalle distrazioni della quotidianità, la noia emerge come una presenza scomoda. All’inizio può sembrare opprimente, ma quando lasciamo che esista senza cercare di riempirla con azioni inutili, può trasformarsi in un terreno fertile per la creatività e l’introspezione, ampliate dai continui stimoli diversi indotti dalla scoperta della novità durante il viaggio.
“E non hai paura?”
Non ho mai davvero capito perché la gente mi ponga la domanda “e non hai paura?” quando dico che viaggio sola. Non comprendo se devo avere paura delle altre persone, della solitudine o di perdermi. Cerco, in linea di massima, di essere il più prudente possibile, di non andarmene in giro da sola di notte (anche se un paio di volte è capitato), in luoghi troppo isolati o in paesi in guerra (è capitato anche quello). Comunque, è meglio viverla questa vita che farsi frenare dal timore.
Ieri sera ero sdraiata accanto al mio compagno. A occhi chiusi gli ho detto “sai quali sono i momenti più felici della mia vita? Quando ricordo la cavalcata tra i boschi sulle Montagne del Cielo in Kirghizistan; o quanto tutta sola a Pakse, in Laos, me ne sono andata alla ricerca di un pescatore con la barchetta del quale discendere il Mekong, una cosa che sognavo di fare da una vita; o quando nel parco di Wulingyuan in Cina ho fatto trekking tra le vertiginose colonne di arenaria e sono arrivata su una cima che si chiamava “One step to heaven”; quando sulle quattromila isole in Indocina, vagando sola in bicicletta su un’isola senza strade, ho trovato un gruppo di hippy con cui fare serata e tornando nel bungalow al buio, su due ruote, stavo per volare nel Mekong; quando dal traghetto sullo stretto di Gibilterra ho visto tre Paesi e due continenti con un solo sguardo; ma forse più di tutte quando ero in Tibet, sul Tetto del Mondo, sdraiata sulla sponda di una pozza d’acqua turchese a guardare il cielo a un palmo dal mio naso. Sì, questi sono i miei momenti di felicità.”
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Bellissimo pezzo Alessandra! E condivido ogni parola, io ho cominciato a viaggiare da solo perchè ero stufo di aspettare i miei amici.
Ti capisco, ho viaggiato da sola anch'io, in Ghana e nel Sud Est asiatico. Non ho mai avuto paura, anche se sono una persona con la testa sulle spalle. Semplicemente so cosa devo fare e cosa no e quindi non ho mai avuto problemi.
Tra l'altro, credo che molte persone che non hanno viaggiato in paesi considerati "non primo mondo" abbiano una percezione un po' inesatta della pericolosità del resto del mondo. Certo, non andrei in un paese in cui c'è la guerra civile o dove alle donne siano vietate le libertà fondamentali, ma per il resto mi sono sentita in sicurezza ovunque sia andata. Anzi, ho notato che all'estero non subisco mai catcalling. Ovunque sono stata trattata con gentilezza o al massimo indifferenza dai locali e non mi è mai stato rubato niente. Onestamente (e paradossalmente) avrei più paura a viaggiare negli Stati Uniti, considerando che le persone per strada potrebbero essere armate.