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Importante: il presente articolo è stato pubblicato su Turisti per Caso Slow Travel n.20 nell’inverno del 2022.
Se fino a qualche mese fa la parola Ucraina ci faceva venire in mente vodka e badanti tondette e grossolane, da febbraio evoca qualcosa di molto più angoscioso: il ritorno della guerra. Perché la guerra in Ucraina perpetrata dai russi è affar nostro - di noi europei. La guerra in Europa non è più quella cosa raccontata dai nonni o sciorinata durante le interrogazioni di storia.
No, la guerra in Europa c’è adesso ed è a un passo da te che stai leggendo.
È sopra la mia testa mentre scrivo queste parole da Lviv. Oggi ancora non ci sono stati allarmi aerei, ma ieri ben tre. Eppure, non è di ciò che voglio parlare, ma della bellezza di questo paese che in molti di noi non hanno mai conosciuto.
Sì, l’Ucraina è bella, anche se non è una meta turistica molto ambita. O forse è bella proprio per questo. Ci ho vissuto per due anni e posso dirlo con certezza. Non l’ho girata tutta, tra la pandemia e la guerra non ho fatto in tempo, ma qualcosa ho visto.
Sono atterrata a Kyiv un pomeriggio d’agosto di tre anni fa direttamente dalla Cina, per raggiungere il mio ex-compagno, che lì ci è nato quando era ancora Unione Sovietica.
Durante il tragitto in aereo da Pechino non facevo altro che pensare “chissà dove sto andando.” E quello che ho trovato mi ha sorpresa piacevolmente.
Kyiv - la capitale
Il mio primo contatto con il paese più orientale d’Europa è stato proprio a Kyiv, una città verdissima. Conta tre milioni di abitanti ma sembra essere stata eretta direttamente dal bosco. È tutto un verdeggiare di immensi parchi, colline, viali alberati (anche quelli più brutti dove sorgono i palazzoni sovietici) e isolotti selvaggi nel bel mezzo del centro storico.
È attraversata dal fiume Dnipro che nasce dalla Bielorussia e si tuffa nel Mar Nero, teatro delle tragedie dei giorni nostri insieme a tutto l’est del Paese.
Kyiv è una città antichissima e viene chiamata “la madre di tutte le città russe” perché è qui che è stata fondata la Russia nel IX secolo - all’epoca chiamata Kyivska Rus’. Chissà se se lo ricordano, i vicini prepotenti? Da allora Kyiv non ha mai smesso di essere una città importante.
Il centro storico è molto carino, con gli edifici di stampo zarista che si alternano ai parchi.
Non farò la lista dei siti da vedere, come il complesso monastico di Lavra o il Marensky Palace, creato da Rastelli e in tutto simile al palazzo d’inverno di San Pietroburgo. Voglio solo raccontare di come Kyiv fosse tranquilla e sicura per me, donna straniera che mastica molto male la lingua. Di come ci sia qualsiasi cosa che può offrire qualsiasi altra capitale europea e che a esse non ha nulla da invidiare, nonostante le periferie siano costellate da osceni palazzoni sovietici - ma, in fondo, anche loro hanno il loro fascino.
Lì ci vivevo e avevo i miei amici, la mia palestra, il laghetto con la spiaggietta sotto casa dove andavo a rilassarmi per leggere in estate o per passeggiare sulla superficie congelata in inverno. Per il mio compleanno la tradizione era di andare a fare la sauna russa e poi dituffarci in un buco ricavato nel lastrone di ghiaccio che ricopriva il Dnipro, nei gennai con 17 gradi sotto lo zero.
Per spostarmi usavo la metro, una metro che ho rivisto nei video verso la fine di febbraio, trasformata in un rifugio per sfollati in cerca di riparo dai missili russi.
Odessa - la città della musica e del mare
Un’altra città che ho amato è stata Odessa, sul Mar Nero, al centro dell’attenzione di tutti in questo momento essendo il porto più grande del Paese, quello stesso porto con i preziosi carichi di grano che il mostro tiene sotto controllo per minacciare l’Europa.
A Odessa fu scritta O’ sole mio. Ci andavo spesso in estate, al mare. È una città vibrante e piena di giovani alternativi, con stupendi palazzi d’epoca come il teatro dell’opera. Mi piaceva fare colazione con le frittelle al formaggio cosparse di marmellata e la sera scrivere in un baretto sulla spiaggia sorseggiando una birra fresca, che lì costa un terzo rispetto alla mia Venezia.
L’Occidente - A un passo dall’Europa
Eppure la mia città preferita rimane Lviv (Leopoli), un piccolo scrigno vicino alla Polonia.
È vecchia, Lviv, e si vede, con i suoi palazzi mitteleuropei malandati, i tram che attraversano la città tra le chiese polacche, il centro fatto di vicoli e vicoletti pieni zeppi di locali dove mangiare bene, a buon prezzo e divertirsi. L’ho sempre amata perché a modo suo mi ricorda le vibrazioni delle serate veneziane, anche senza canali o vaporetti.
Sulla collina di Lviv High Castle il castello non c’è più da secoli, ma gli ippocastani in primavera si ricoprono dei loro tipici fiori a forma di candela, rosa o bianchi. In Ucraina si trovano un po’ ovunque: ti danno riparo in estate, donano colore in primavera dopo il lungo inverno, ti lasciano cadere le castagne mature in testa in autunno. L’ippocastano è il simbolo di Kyiv.
Ho visto tanti altri posti, come Ivano-Frankivsk, la città dedicata a Ivan Franko, uno dei maggiori poeti e scrittori ucraini insieme a Taras Shevchenko. Ivano-Frankivsk, l’antica Stanislav, fu teatro di massacri degli ebrei durante l’invasione di Hitler; ho visitato Chernivitsi, che sembra essere rimasta agli anni ’70 con le sue Lada sovietiche e i cavi elettrici che pendono sulle vie, ma che ospita una delle più belle università del mondo.
Sembra uscita direttamente da un libro di Harry Potter.
Sono stata a Kaminiets-Podolski, costruita su un canyon e famosa per il suo castello medievale. Qua cambiamo film ed entriamo nel Trono di Spade quando passeggiamo per le mura medievali, proviamo a fare il pane come si faceva all’epoca, mangiamo gli shashlik (spiedini di carne) cotti da personaggi in abiti d’epoca. Non lontano c’è anche Khotin, una fortezza nella Bucovina in condizioni perfette, ancora visitabile e adibita a museo storico - un tempo ultimo baluardo prima dell’impero ottomano.
Sono stata sui Carpazi, che non sono spettacolari come le nostre Alpi e la vetta più alta il monte Hoverla, conta solo 2061 metri d’altezza. Eppure la natura lì è ancora integra, comelo spirito sovietico poco ospitale dei locali, che hanno lasciato basito persino il mio ex- compagno, abituato alla modernità della capitale. I piccoli paesini, come da noi d’altronde, conservano uno spirito retrò che può far impazzire e allo stesso tempo sorridere.
Viaggiavo anche sola
Spesso viaggiavo da sola, senza il mio compagno, e non ho mai avuto problemi né sono mai stata in pericolo. Quando si parla dell’Europa dell’est noi italiani immaginiamo un certo tipo di società, che in realtà non esiste. Solo vivendo certi luoghi, capiamo come siamo pieni di pregiudizi.
Non c’è differenza tra noi e gli ucraini. Sono un popolo vitale, che fa musica in ogni via, in ogni fermata della metro, che ama mangiare e ama la convivialità. Il loro sport preferito è fare barbecue e andare allo stadio a vedere la Dinamo Kyiv. La maggior parte di loro parla indifferentemente ucraino o russo. Guarda video e legge articoli in ucraino o in russo. Sono tutti imparentati ai fratelli traditori aldilà del confine.
L’estate scorsa sono andata a Bucha, questa cittadina alle porte di Kyiv anonima fino a poco tempo. Era - e credo che lo sia tornata - molto tranquilla, con un parco immenso che si stende per acri e acri. Tanta gente vi si è trasferita per sfuggire alla frenesia della capitale. Almeno fino al marzo del 2022.
Un giorno, quando tutto questo finirà, andate a visitare l’Ucraina, perché è bella, è verde come pochi dei nostri paesi occidentali, è economica ed era (e tornerà ad essere) sicura e tranquilla per ogni tipo di viaggiatore. Chissà, magari a quel punto potrò esplorare il resto del Paese a Sud e Est del Dnipro: vedere Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina, fare il bagno nel Mar d’Azov vicino Mariupol, guidare tra le dune del deserto di Kherson e andare in villeggiatura in Crimea, come usavano fare tutti gli ucraini fino al 2014.
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