Hanami: la fioritura dei ciliegi in Giappone (1)
Un viaggio nelle tradizioni giapponesi a Kyoto e Nara
Come splendente corolla in fiore
Splendente fiorisce Nara la capitale.
(Ono no Oyu, Manyoshum III, 328)
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Hanami: guardare i fiori
I periodi migliori per visitare il Paese del Sol Levante sono indubbiamente l’autunno, quando i paesaggi si infuocano grazie al foliage dei momiji, gli aceri giapponesi, e in primavera, nel periodo di fioritura dei sakura, ovvero dei fiori di ciliegio.
Con l’arrivo della bella stagione, strade, parchi, giardini, si colorano di rosa pastello e la gente, dopo mesi di freddo, torna a godersi l’aria aperta. C’è un’attività molto apprezzata in Giappone a cavallo tra fine marzo e inizio aprile: hanami, 花見, cioè “hana” fiori e “mi” guardare. Consiste nell’andare ad ammirare, appunto, la fioritura dei ciliegi, mentre si fa un picnic con la famiglia in un parco, immersi nel rosa e nella natura, bevendo sakè e gustando il sakura mochi, un dolce di anko, pasta di fagioli, e riso pressato e avvolto in una foglia di ciliegio salata. Sushi, matcha e hanami dango (polpettone di riso) sono tra gli altri piatti tipici da gustare all’ombra dei sakura.
Le origini e la leggenda
L’usanza dell’hanami sarebbe nata nel periodo Nara (710-784), durante il quale il Giappone subiva la forte influenza della dinastia cinese Tang, una delle più ricche culturalmente dell’Impero di Mezzo, nonché quella che accettò e diffuse il Buddhismo indiano. All’epoca l’hanami faceva riferimento all’ammirazione dei fiori di ume, cioè di pruno, che sbocciano quando a terra c’è ancora la neve e simboleggiano la tenacia ma anche la delicatezza.
Più tardi, nel periodo Heinan, dopo secoli di influenza mandarina e di rapporti commerciali e culturali con la Cina, il Giappone decise di interrompere gli scambi e di concentrarsi su tutto ciò che era prettamente locale. L’attenzione dell’hanami fu quindi spostata sui fiori di ciliegio, i sakura.
Secondo la superstizione locale in questi alberi si nascondevano delle divinità, kami, che indicavano il momento propizio per la semina del riso con lo sbocciare dei sakura, due eventi naturali che cadono nello stesso momento. La leggenda vuole che i petali caduti a terra si trasformino in chicchi di riso. Nacque così l’usanza di osservare i fiori per prevedere l’andamento del raccolto, che veniva propiziato con offerte ai kami ai piedi degli alberi.
All’epoca l’hanami simboleggiava la prosperità, mentre oggi il significato ricade sulla rinascita.
L’hanami era apprezzato non solo dagli agricoltori, ma anche nella corte degli imperatori: da poeti, musicisti e artisti; Avvenne grazie all’imperatore Saga (786-842): dopo che ebbe piantato un ciliegio nel giardino del palazzo imperiale al posto del pruno, invitò i cortigiani ad ammirare la fioritura bevendo sakè e declamando haiku, componimenti poetici.
Oltre al significato della rinascita improvvisa e della caducità della vita incarnata dalla caduta precoce dei petali, i sakura hanno anche un’importanza religiosa secondo il buddhismo. I cinque petali indicano i cinque elementi (terra, acqua, fuoco, aria, etere) e i cinque orienti (nord, sud, est, ovest, centro)
Nel periodo Edo (XVII-XIX secolo) l’evento venne aperto a tutti i nipponici e divenne festa nazionale grazie allo shogun Tokugawa Yoshimune. Migliaia di sakura vennero piantati in tutto l’arcipelago e oggi allietano la primavera non solo dei giapponesi ma dei turisti provenienti da tutto il mondo.
Viaggio nella storia giapponese: Kyoto e Nara
L’hanami si può svolgere in qualsiasi luogo del Paese del Sol Levante, tanto è diffusa questa tradizione. Tokyo, nonostante sia una delle metropoli più grandi del mondo, è costellata di parchi nei quali è possibile sedersi a fare un picnic in puro stile giapponese. Oggi però mi soffermerò a parlare della regione centrale del Giappone, il Kansai, che include due delle città più importanti del Paese: Osaka e Kyoto. Ci sono inoltre l’antica città dei cervi e dei templi, Nara, il castello di Kobe, il lago sacro Biwa e il cammino per pellegrini nella penisola di Wakayama.
Osaka è una città moderna che conserva ancora il bellissimo castello risalente al XVI secolo e costruito su ordine di Toyotomi Hideyoshi. A pochi anni dalla sua morte la fortezza fu assediata e conquistata dalle truppe dei Tokugawa. Tuttavia nel parco all’interno delle mura rimane un altare dedicato al primo costruttore e circondato da ciliegi che in primavera fioriscono in una nuvola rosa. Il castello è un palazzo bianco con i tetti verdi e le rifiniture dorate oggi adibito a museo, con annessa terrazza panoramica sull’irregolare squallore di Osaka, tagliata qui e lì da vie commerciali coperte e bettoline fumose e colorate, dove brindare con un bicchiere di sakè caldo prima di visitare la vicina Kyoto.
Kyoto - la capitale storica
Kyoto fu la capitale del Giappone per più di un millennio. Venne risparmiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e, per questo, è una tappa imprescindibile se si amano storia e tradizioni nipponiche. È anche conosciuta come “la città dei mille templi” per un giusto motivo. Ogni tempio, inoltre, ha un parco nel quale ammirare la fioritura degli alberi in primavera o immergersi nel vermiglio delle foglie d’acero in autunno.
A Gion, il quartiere più famoso di Kyoto, tra casette in stile tradizionale e templi rossi, si aggirano le geika (le geishe) e le maiko sui loro altissimi zoccoli di legno. È forse il primo luogo da visitare in città: le vie storiche che da qui si inerpicano fino al tempio di Kiyomizu (Kiyomizu-dera) sono costellate di casette di legno e finestre in carta di riso, al centro di un giardino di ghiaia dietro un cancello di legno, ognuna con il suo cespuglio e l’acero nodoso tipico del Giappone. Un tempo vi viveva l’elitè del Paese, mentre oggi sono adibite a ristoranti e hotel per turisti abbienti.
Il Kiyomizu-dera è sulla sommità di una collina dalla quale si può ammirare il panorama di Kyoto. Resta impressa la sua pagoda vermiglia e il tempio emananti una forte spiritualità, con i fedeli che venerano gli spiriti e gli antenati cantilenando mantra. Scalzi e silenziosi, tutti i visitatori si inchinano ai Buddha dorati e ai monaci con gli zoccoli di legno, qualcuno fa suonare un’immensa campana tibetana dal gong penetrante. Non importa a quale religione si appartenga, chiunque sotto il suo tetto sente, senza bisogno di ordini, di rispettare quel posto antico di secoli scampato a vari incendi e ad altre calamità.ù
Ancora più pittoresco, sebbene meno intenso da un punto di vista spirituale, nella zona sud-est di Kyoto sorge il Fushimi Inari, famosissimo luogo il cui sentiero è coperto di tori (i portali rossi dello shintoismo). Visitarlo significa camminare nei boschi su e giù per la collina disseminata di statue di volpi con il bavaglio rosso e innumerevoli santuari formati da lastre con iscrizioni. Da alcuni punti è possibile osservare tutta Kyoto dall’alto. L’inizio del sentiero è affollato come una via commerciale, ma più si sale, meno gente si incontra e i pochi che arrivano in cima si fermano a pregare.
Continua → non me ne vogliate, ma penso che una lettura così lunga letta da uno schermo possa affaticare molto, perciò l’ho divisa in due parti. Se vi fa piacere, ci vediamo la settimana prossima.
Un caro saluto e buona Pasqua,
Ale
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La fioritura dei ciliegi in Giappone (2)
Come splendente corolla in fiore Splendente fiorisce Nara la capitale. (Ono no Oyu, Manyoshum III, 328) Ciao, sono Alessandra. Viaggio a tempo pieno e scrivo di viaggi lenti. Iscriviti gratuitamente per goderti i miei post da leggere con calma, prendendosi del tempo per se stessi in questo mondo frenetico.
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Che bello tornare con le tue parole tra quei luoghi e quei petali. Quando andai io ci fu un'ondata di freddo siberiano che tardò la fioritura, potei godere solo quella dei pruni. Solo negli ultimi giorni prima della partenza iniziarono timidamente a fiorire i ciliegi. Mi promisi di tornare.
Sono stato in Giappone in autunno e il momiji è una cosa fantastica! grazie per l'aticolo, è stata una bella lettura.