Cina, a un passo dal Paradiso
Le montagne di Avatar nel Parco Nazionale di Zhangjiajie e percorsi adrenalinici nel Parco Naturale di Tianmenshan.
L'Oriente inizia dopo Mestre, dice P. Rumiz. In “Lettere dall’Oriente” racconto di ciò che accade a est di Venezia, di sentieri poco battuti e di persone dimenticate. Viaggio lentamente, lavoro online e scrivo di luoghi lontani.
Quando si parla della Cina, la prima cosa che viene in mente di solito sono i tetti dai templi con gli angoli in su, le romantiche montagne rocciose circondate da riccioli di nuvole, masse di persone con la mascherina. Pochi, però, conoscono il suo lato selvaggio, naturale, a tratti ultraterreno.
Come tutti sanno, la Cina è grande quanto un continente e ha climi e zone diversissime tra loro: si va dal freddo siberiano con i suoi festival di ghiaccio in Manciuria alle dune del deserto, dalla steppa in Mongolia interna, all’altopiano tibetano, dalle secche depressioni nello Xinjiang all’umido clima tropicale del sud-est.
Uno dei luoghi più mozzafiato della Cina è un suo piccolo angolo lontano anni luce dai treni super veloci e dai grattacieli, il cui nome può risultare sconosciuto a molti: Zhangjiajie (张 家界). Eppure, chi ha visto il film di Cameron Avatar non può non riconoscerlo.
Il Parco di Avatar
Il Parco Nazionale Forestale di Zhangjiajie (张家界国家森林公园) a Wulingyuan (武陵源), nell’est della provincia meridionale dello Hunan: le montagne di Avatar.
Hunan (湖南), la provincia dove nacque Mao Zedong nel Sud della Cina, ospita una delle creazioni più particolari di Madre Natura, un immenso parco geologico, un tempo sommerso dall’Oceano, in cui svettano colonne di roccia frastagliata alte fino a cinquecento, seicento metri; levigate dall’azione del vento e dei fenomeni atmosferici, strette alla base e larghe in cima, sfidano le leggi della gravità, creano ponti naturali sospesi sul vuoto, ospitano scimmie golose di merendine confezionate che saltano da un albero all’altro incuranti dei precipizi.
Il Parco Nazionale Forestale di Zhangjiajie a Wulingyuan, a circa 50 km dalla cittadina di Zhangjiajie, nell’est della provincia meridionale dello Hunan – con capoluogo Changsha (长沙) –, è un’area protetta in cui sentirsi un tutt’uno con l’Universo. I monti si susseguono con dolcezza, ammantati di verde e silenzio, così introvabili in molte zone della Cina, fino all’infinito, fino a fondersi nell’azzurro del cielo che tanto è normale in Italia quanto dimenticato nelle metropoli asiatiche, dove vivo. Tra essi, gruppi di pinnacoli rocciosi si innalzano arroganti e vanitosi dinanzi agli occhi di chi ha il coraggio di camminare sugli stretti sentieri scavati nella roccia, a diverse centinata di metri altezza, ignorando il capogiro e le gambe molli causati dalle vertigini; di chi ha la voglia di mettersi in gioco e trascorrere tre o quattro giorni a fare trekking lungo le migliaia e migliaia di gradini che costellano il Parco Nazionale unendo le varie zone, immersi nella pace interrotta solo dal frusciare degli alberi, dal profumo del verde; di chi sfida la propria paura e si arrampica sulle scale di ferro incastonate nelle rocce lì dove non si potevano creare vie, esposti sul niente, le mani piene di polvere, le ginocchia tremanti, il pensiero che dice “non guardare giù”, ma giù il panorama è il più bello che tu abbia mai visto.
A un passo dal Paradiso.
E alla fine, con i polpacci doloranti, pieno di adrenalina, sporco di sudore e di terra, la pelle scottata dal sole tropicale, arrivi sulla cima più alta, con la vista più spettacolare, il punto più difficile da raggiungere verso il quale solo in pochi si avventurano; ma una volta lì su ci si sente davvero, come dice il nome della vetta, a un passo dal Paradiso, così sopra al mondo da sentirsi un dio, da divenire un tutt’uno con l’universo che ci circonda. Sembra quasi una metafora della vita, quella di percorrere tanti gradini in salita, di sentire il dolore anche se si è nella bellezza, di doversi sporcare e passare attraverso tanto sudore prima di giungere al Paradiso.
Certo, c’è anche la scorciatoia, come sempre nella vita: il Parco Nazionale di Zhangjiajie, infatti, è super attrezzato e ben collegato, ci sono autobus che collegano una zona all’altra, diverse funivie sospese tra i pinnacoli e l’ascensore esterno più alto del mondo (323 metri) totalmente in vetro e creato dentro la montagna per soddisfare il gusto dell’estremo proprio dei cinesi. Gusto che si può assaporare anche nel parco di Tianmenshan (天门⼭), La montagna delle porte celesti, questa volta accanto alla città di Zhangjiajie, da non confondersi con il parco di Avatar.
L’ingresso a questo secondo Parco è accanto alla stazione centrale e la montagna è visitabile in un solo giorno.
Non è possibile arrivare in cima a piedi: la soluzione più gettonata è quella di prendere la cabinovia più lunga e più alta del mondo, sette chilometri e mezzo percorsi in mezz’ora, con un’angolazione di 70 gradi in alcuni punti (quasi in verticale, per intenderci), per un dislivello di 1200 metri. Alla fine la funivia entra direttamente nelle nuvole e ci si ritrova a camminare in uno scenario totalmente bianco, lungo un sentiero scavato sul lato della montagna, sul dirupo visibile solo in pochi momenti quando una folata di vento riesce a spazzare via la nebbia.
Il Parco Naturale di Tianmenshan: una vera scarica di adrenalina.
È possibile percorrere anche tratti della passerella in vetro, per osservare il nulla sotto i piedi (o camminare piangendo attaccati alla roccia per l’ilarità dei più coraggiosi), schiacciati tra le orde di eccitati turisti in impermeabile (ci sono fino a 10 gradi di differenza con la temperatura della città ed essendo nelle nuvole, l’umidità è forte).
Se si sopravvive al terrore, si può replicare l’esperienza con una nuova cabina a mo’ di altalena sospesa sul nulla, o andare a ringraziare di essere sopravvissuti nel monastero buddhista di Tianmen (天门寺) sull’altro lato della montagna.
Dopo aver completato il percorso e aver raggiunto anche qui i punti più lontani e quasi inaccessibili del parco, sul punto più alto e arduo, sospeso nella caligine e in cui sembra diessere immersi in un barattolo di panna, il vento talmente forte da farvi immaginare di volare giù nel baratro, inizia la discesa: con le scale mobili create dentro la montagna. Davvero! Dopo circa un quarto d’ora si raggiunge una grotta naturale alta qualche centinaio di metri che buca la roccia e poi un’infinita rampa di scale quasi in verticale fino alla stazione dei bus.
Infine, l’inferno: i 99 tornanti della via che conduce in città, scavata lungo il crinale della montagna, e a ogni svolta sembra di ruzzolare giù. Insomma, il Parco di Tianmenshan è una vera scarica di adrenalina, ma guai a chi, come me, soffre di vertigini.
Se sei arrivato fin qui, sentiti libero di dirmi cosa ne pensi di questo meraviglioso luogo. E se ti piace la Cina, continua a leggerne cliccando sui link in fondo.
wow, mi sento tra attrazione e repulsione (le vertigini!). Però essere lì e non salire, non provare... naaa. Grazie per quest'articolo, letto tutto d'un fiato, che posti meravigliosi conserva il nostro pianeta!
Bellissimo, il trekking in Cina non l’avevo mai considerato, metto in lista!